I bambini ci comunicano i loro disagi e le loro emozioni in molti modi.
Basta pensare a quando fanno i capricci, non ubbidiscono, non contengono la loro vivacità, non ascoltano e vivono nel loro mondo e nei loro silenzi, spesso difficili da interpretare.
Noi genitori vorremmo che i nostri bambini stessero sempre bene.
Eppure non ci accorgiamo che spesso siamo i primi a sbagliare, perchè attraverso le nostre ansie e le nostre paure influenziamo il comportamento dei nostri figli.
Laura, una carissima amica, ci racconta l'esperienza di due genitori, che grazie all'intervento di un neuropsichiatra infantile sono riusciti ad aiutare il loro bambino.
Nonostante tutte le ansie e le paure hanno trovato chi ha saputo capire senza giudicare, e li ha aiutati a non aver paura.
Chissà quante mamme hanno lo stesso problema e si vergognano a parlarne, non portano i figli in questi "programmi" perché la parola NEUROPSICHIATRA fa vergogna e fa scappare.
Noi genitori vorremmo che i nostri bambini stessero sempre bene.
Eppure non ci accorgiamo che spesso siamo i primi a sbagliare, perchè attraverso le nostre ansie e le nostre paure influenziamo il comportamento dei nostri figli.
Laura, una carissima amica, ci racconta l'esperienza di due genitori, che grazie all'intervento di un neuropsichiatra infantile sono riusciti ad aiutare il loro bambino.
Nonostante tutte le ansie e le paure hanno trovato chi ha saputo capire senza giudicare, e li ha aiutati a non aver paura.
Chissà quante mamme hanno lo stesso problema e si vergognano a parlarne, non portano i figli in questi "programmi" perché la parola NEUROPSICHIATRA fa vergogna e fa scappare.
"Quando era ancora molto piccolo la sua vivacità era un grande divertimento per tutta la famiglia, perchè non stava mai fermo e teneva tutti allegri.
Non avevano una sola fotografia senza l'alone dei suoi piedini e delle sue manine in perenne movimento.
E' sempre stato un bambino sorridente e di compagnia.
Si aspettavano avesse ereditato la loquacità della sua mamma e che avrebbe cominciato a parlare presto, invece non fu così.
Al primo anno di scuola dell'infanzia ancora non parlava ed era molto difficile per lui interagire con i compagni e far capire le proprie esigenze.
I suoi silenzi di parole erano però ampiamente compensati dalla confusione che creava in ogni stanza con i suoi giochi.
Non parlava, ma urlava.
Buttava all'aria ogni cosa ed il suo modo di giocare era piuttosto prepotente e rumoroso. Sbatteva le macchinine fra loro, stritolava pupazzi, lanciava spesso le cose e pochi giochi uscivano indenni dalle sue mani!
Ahy che parolone!
Mamma e papà sembravano un pò imbarazzati per quell'incontro, timorosi di dire la cosa sbagliata, dubbiosi su quanto si aspettavano.
Eppure, l'esigenza di sapere se qualcosa non andava dentro la testolina del loro bambino ed il bisogno di consigli su come gestire la difficile situazione che si era creata, era più forte di ogni altra paura e di ogni vergogna.
Avere paura di quello che non si conosce è come brancolare nel buio: si cerca una piccola e flebile luce alla quale aggrapparsi per trovare una via da seguire.
La Dottoressa che li accolse aveva un sorriso dolce, incoraggiante e si informò sulla quotidianità del bambino.
Non sembrava lì per giudicare e per studiarli, ma per capirli e aiutarli a trovare il modo migliore per sbloccare il chiacchierare del loro figliolo.
Non sembrava lì per giudicare e per studiarli, ma per capirli e aiutarli a trovare il modo migliore per sbloccare il chiacchierare del loro figliolo.
Si fidarono, si lasciarono guidare in una serie di incontri dove il bambino venne seguito da una logopedista e da una psicomotricista, prima solo e poi con altri bimbi.
Tutto questo serviva per controllare la sua indole selvaggia e aiutarlo a impostare correttamente la voce per pronunciare tante nuove parole.
Tutto questo serviva per controllare la sua indole selvaggia e aiutarlo a impostare correttamente la voce per pronunciare tante nuove parole.
Il giorno più bello fu quando l'esito di un test intellettivo rivelò che il loro bimbo era piuttosto intelligente. Su una media relativa alla sua fascia di età di 100 punti, lui aveva raggiunto il punteggio 130, quindi oltre la media.
Non c'era alcun deficit, alcun problema neurologico, alcuna patologia insuperabile e non era iperattivo.
Il loro meraviglioso bambino era vivace come un puffo, forte come un giovane leoncino e sano come un pesce!
I mesi successivi furono una continua crescita e la tranquillità iniziò a farsi spazio anche nella casa del loro piccolo terremoto.
Gli incontri con le Dottoresse si fecero sempre più noiosi, perché invece di farlo giocare ormai lo sottoponevano a cose troppo simili ai compiti della scuola.
Gli incontri con le Dottoresse si fecero sempre più noiosi, perché invece di farlo giocare ormai lo sottoponevano a cose troppo simili ai compiti della scuola.
Un giorno venne dimesso. Iniziò la scuola primaria e anche li si fece riconoscere per la sua esuberanza.
Il caratterino sempre un pò agitato non cambiò del tutto e un otto in condotta ne era il chiaro segnale, ma un nove in matematica e un otto di media nelle altre materie lasciavano ampio spazio per le più liete speranze."
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